Indossare la faccia di qualcun altro

Indossare la faccia di qualcun altro

Indossare la faccia di qualcun altro: quando ho letto questa notizia mi è ritornato alla mente il famoso Face/Off, un film d’azione del 1997 interpretato da Nick Cage e John Travolta. Per chi non lo avesse visto ricordo che la trama del film è incentrata sui personaggi di Sean Archer, un agente dell’FBI, e Castor Troy, un terrorista, che, a seguito di un intervento di chirurgia plastica all’avanguardia, assumono rispettivamente l’uno le sembianze dell’altro.

La maschera iperrealistica

Kamenya Omote, di proprietà di Shuhei Okawara, è un negozio di Tokyo specializzato nella vendita di maschere. Non ti proteggeranno da alcun virus queste maschere perché non sono state create per difenderci dal COVID 19, ma sono la copia del volto di una persona reale.

A un anno dall’inizio dell’epidemia di coronavirus, il rivenditore giapponese ha escogitato una nuova interpretazione del tema del mimetismo facciale: la faccia di qualcun altro: una maschera iperrealistica che modella i tratti di uno sconosciuto in tre dimensioni.

“I negozi di maschere a Venezia probabilmente non comprano o vendono volti. Ma è qualcosa che probabilmente accadrà nelle storie fantasy “, ha detto Okawara.

È una maschera clone di una faccia vera. In pratica puoi letteralmente comprare una “faccia” in Giappone. Quindi, tecnicamente, potresti essere il gemello di quella persona “donatrice”, certamente non consanguineo e, ovviamente, la maschera non cambierà il tuo DNA.

Queste maschere di persone reali sono il volto stampato in 3D del volto di una persona reale.

Il rivenditore in realtà paga ogni persona, disponibile a “vendere” la faccia, 40.000 yen (circa 390 dollari) per il diritto di usare il suo viso. Alla persona “donatrice” si fa scansionare il suo viso, che verrà poi stampato in 3D e, come potete vedere dalle foto, l’aspetto è molto realistico.

Indossare la faccia di qualcun altro

Okawara ha scelto il suo modello tra più di 100 candidati che gli hanno inviato le loro foto quando ha lanciato il progetto in ottobre.

Nessun accenno al materiale utilizzato, ma, a giudicare da come viene maneggiato, non sembra di silicone.

Le facce di qualcun altro, cioè le maschere saranno messe in vendita all’inizio del prossimo anno per 98.000 yen (950 dollari) nel suo negozio di Tokyo.

“Come spesso accade con i clienti del mio negozio, non sono molte le persone che acquistano maschere per scopi specifici. La maggior parte le vede come opere d’arte”, ha detto Okawara che ha in programma di aggiungere gradualmente nuovi volti inclusi “donatori” esteri, anche perché le indagini di mercato suggeriscono che la domanda per le maschere avrà un forte aumento sul mercato nel prossimo futuro.

Altri cloni di facce

Avevo già visto spuntare molti siti web che generano volti inesistenti, sono facce generate dall’intelligenza artificiale che sembrano sempre più vicine alla realtà, e in alcuni casi sono indistinguibili. Questi siti mostrano quanto stia diventando facile creare immagini false che sembrano plausibilmente reali.

Guardate, per esempio, il sito thispersondoesnotexist  creato da Phillip Wang. Il sito utilizza il sistema di intelligenza artificiale StyleGAN rilasciato in open source dal produttore di chip per computer Nvidia, per generare visi virtuali.

StyleGAN è basato su reti antagoniste generative (in inglese generative adversarial network – GAN) che sono alla base dei deepfakes che a loro volta vengono utilizzati per modificare video e immagini, per esempio per sostituire il volto di una persona in un film.

Sono le stesse reti utilizzate, per esempio, dal  programma Deep Nudela app che spoglia le donne.

Tutte queste tecnologie rivoluzionarie sono però servite anche per scopi malevoli, foto e video modificati dall’IA utilizzati per truffe, frodi e notizie false.

Indossare la faccia di qualcun altro: la privacy

Ma indossare la faccia di qualcun altro, un clone vero di un viso, pone delle domande.

È eticamente accettabile?

E con la privacy come la mettiamo? È un furto di identità, anche se il donatore ha dato il consenso?

Ci sono preoccupazioni per un uso improprio?

Mi rimane un ragionevole dubbio: può una foto, ed ora una maschera, ancora garantire l’identità di una persona?

 

Reference: Reuters

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